In una società caratterizzata da numeri che parlano di un invecchiamento progressivo della popolazione, è sempre più frequente la situazione di chi si trova ad assumere il ruolo di caregiver familiare di un caro che, per motivi di età innanzitutto o per via di una patologia, non è in grado di condurre una vita autonoma.
Sperimentare tutto ciò vuol dire andare incontro a un maggior rischio del cosiddetto burden del caregiver, una sindrome affine al burnout. Tra i sintomi fisici che la caratterizzano è possibile chiamare in causa innanzitutto la stanchezza fisica, spesso associata a una situazione di esaurimento a livello emotivo.
Intervenire in tempo chiedendo aiuto a un professionista è necessario. A lungo andare, infatti, il rischio è quello di andare incontro a quadri di depressione, una patologia che può rendere la quotidianità irrimediabilmente problematica.
Come affrontare tutto questo? Il primo passo da considerare, ribadiamo, è chiedere aiuto a un professionista. Essenziale è rendersi conto che farlo non è sinonimo di debolezza, ma di amore verso se stessi.
Il punto di riferimento da considerare in questi casi è lo psicoterapeuta, in particolare quello che segue l’approccio cognitivo-comportamentale. Questa tecnica si è evoluta tantissimo negli ultimi decenni, aprendo la strada alle cosiddette terapie di terza onda.
Tra queste, possiamo distinguere l’ACT, acronimo per Acceptance and Commitment Therapy. Si tratta di una metodologia elaborata dallo psicologo Steven C. Hayes, attivo presso l’Università del Nevada.
Si basa su un lavoro emotivo finalizzato all’accettazione del dolore come parte inevitabile della natura della vita e sul contrasto al cosiddetto “dolore sporco”, ossia il tentativo di sopire le proprie emozioni negative.
Altri consigli
Si potrebbe andare avanti ancora a parlare dei consigli per affrontare e sconfiggere lo stress da caregiver familiare. Tra i suggerimenti più utili rientra il fatto di impegnarsi a mantenere viva la socialità. Se possibile è il caso di scegliere contesti in cui si può condividere il tempo con persone che vivono la medesima problematica.
In questo caso, basta dare un’occhiata online per scoprire, vicino al luogo in cui si vive, associazioni dedicate ai parenti di soggetti con determinate patologie, realtà che operano quotidianamente sul territorio con lo scopo di favorire la ricerca e di creare spazi di ascolto non giudicanti per i caregiver.
Molto importante è valorizzare anche l’aiuto della tecnologia. Nel 2025, sono stati fatti passi da gigante per quanto riguarda la gestione di percorsi sanitari dedicati ad anziani e soggetti con patologie.
Rimanendo sempre con il focus sulla situazione degli anziani ricordiamo che, frequentemente, patologie di diversa natura, tra cui quella articolare, possono rendere difficile muoversi da casa.
Queste evenienze possono causare grande frustrazione emotiva sia nell’anziano, sia nel caregiver.
La tecnologia può aiutare tantissimo in questi casi, permettendo, grazie a servizi di portali come radiografiaadomicilio.it, disponibile in tutta Italia, di eseguire direttamente a casa esami come la rx, step fondamentale per la diagnosi di patologie che, come l’artrosi, possono avere un impatto notevole sulla qualità della vita a medio e lungo termine.
Un altro aspetto di massima rilevanza da considerare quando si punta a ridurre e sconfiggere lo stress da caregiverè l’esercizio fisico. Il corpo è fatto per muoversi e l’attività fisica permette di ottimizzare la sintesi di endorfine, neurotrasmettitori fondamentali per il tono dell’umore.
Un’altra tipologia di esercizio, non di natura fisica, riguarda la redazione di un diario della gratitudine, abitudine da portare avanti, senza mai forzare la mano, se possibile a cadenza quotidiana.
La vita del caregiverfamiliare è tutto tranne che semplice, ma non per questo priva di momenti di bellezza vissuti sia con il proprio caro, sia in altre situazioni. Descriverli nero su bianco è un buon modo per rivivere quelle sensazioni di benessere e assumere uno stato d’animo funzionale a una quotidianità serena.
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